Domenica, 19 Gennaio 2025

Mario Montessoro "il Barbarossa"

lavoro, mentre  gli ultimi "mattinieri" fanno colazione. A quell'ora ancora Sofia  si stiracchia e sbadiglia. È martedì e Mario mi accoglie con il nostro solito caffè della moka e l'aria rilassata del giorno dopo il riposo. Il suo Bistrò, ormai  - dopo solo poco più di un anno dall'apertura - è diventato un punto di ritrovo abituale degli italiani a Sofia. Lo ha chiamato Pesto, per comunicare immediatamente e senza equivoci la sua origine genovese.

Anche a lui rivolgo la domanda più banale che un italiano in Bulgaria può sentirsi rivolgere:

Quando e perchè sei venuto a Sofia ?

La risposta non è scontata: sono qui dal 2012, sono venuto perchè mi è stata offerta un'opportunità di lavoro che ho deciso di accettare per tre motivi: la sfida con me stesso, la mia compagna – madre di mio figlio – è bulgara e a Genova lavorare era sempre più difficile e sopratutto poco gratificante. Così ho lasciato la mia creatura, il Caffè Barbarossa, che era il punto di riferimento della movida genovese.

Ti conosco da quando sei qui e so che non tutto è andato liscio nel lavoro, ma sei comunque rimasto, perchè ?

Sono rimasto per il bambino. Non voglio fare il papà su skype. Io non ho avuto un'infanzia facile e credo che ai bambini debba essere dedicata tutta l'attenzione e le cure che è possibile offrirgli.

Come vedi i bulgari e cosa possiamo dare noi italiani a questa terra?

A mio parere tre elementi possono rendere vincenti gli italiani in Bulgaria (detto per inciso 3 è il suo numero e ritorna spesso nelle sua considerazioni), sono tre elementi di debolezza dei bulgari: il bulgaro non crede nella sua terra, il bulgaro vive il presente e poco il futuro ed il bulgaro è culturalmente individualista. Non voglio dire che noi italiani (se si può generalizzare) siamo il contrario, e credo che le origini di questo loro modo di essere derivano dal passato di popolo dominato,sino a pochi decenni fa. Per loro la divisione, e non l'unione, era il fattore di difesa utilizzato necessariamente dagli individui per salvarsi. Bada bene, io parlo di un'abitudine culturale, non di cuore, perchè anche loro conoscono la generosità e la solidarietà. Ma in una società dove sin da bambino eri quasi costretto a riportare all'esterno ciò che sentivi in casa...

Tutto questo ci lascia spaziose noi riusciamo a proporre i nostri migliori modelli di capacità di aggregazione e convivenza. Il bulgaro non ha fiducia nel bulgaro e uno straniero può conquistarla più facilmente.

Che immagine offriresti per descrivere la Bulgaria? 

La paragonerei a una donna piacente. Raffrontata all'Italia, che paragonerei ad una donna bellissima, straordinaria ma caratterialmente insopportabile, la Bulgaria assomiglia, per me, ad una donna meno attraente ma con lei hai la sensazione di poter vivere stabilmente.

Qui la famiglia è formata da donna, figli e genitori. Sono convinto che il vero patrimonio culturale e lavorativo, qui, sta nella donna.

E aggiungerei che la Bulgaria, come tanti altri territori, è quasi sempre stata violata, nella sua storia, ma in qualche modo è ancora vergine.

La  tua, quindi, non è stata una fuga dall'Italia; cosa porti con te e cosa proponi nel tuo lavoro?

Porto con me il modo di essere nel quale mi sono formato, quello della Genova operia, capace di costruire risposte collettive, e questo ripropongo in un contesto giovane, che ha grande bisogno di superare la ricerca d soluzioni individuali. Porto la cultura dei CIV, i centri integrati di via, quelli che da altre parti sono i centri commerciali naturali, in contrapposizione al modello della Grande Distribuzione Organizzaata, che anche qui, purtroppo, si sta diffondendo a scapito del piccolo commercio e quasi sempre anche della qualità dei prodotti e sopratutto della qualità delle relazioni sociali ed umane.

I politici che hai conosciuto come vedono tutto questo e tu come vedi la politica in Bulgaria?  

La loro reazione prevalente è di sorpresa. Trasferire il concetto che la morte del mio vicino non è un'opportunità ma la perdita di un fattore positivo di confronto per loro è sorprendente. Per il resto, io vedo la politica attraverso tre (di nuovo!) lenti: le mie sensazioni, i giornali  (di cui peraltro capisco poco perchè non parlo ancora la lingua, ed i miei clienti. Direi che la politica qui non è molto dissimile da quella italiana. Mi sembra di vederne una fotocopia in chiave regionale.

Mentre chiaccheriamo si alza e si avvicina ad un signore molto anziano che a piccoli passi malfermi ha iniziato ad attraversare la strada, gli offre il braccio e lo accompagna con tutta calma dall'altra parte della strada, lasciandolo soltanto dopo avergli fatto superare il gradino del marciapiede che per lui è il maggiore ostacolo. Questo è il Mario che mi piace di più.

Sto vedendo tante cose belle, qui – continua -  le mie proposte di negozi a responsabilità etico sociale vengono ascoltate con molto interesse da tante belle persone, anche se queste ancora hanno ben poca relazione tra di loro. Vedo i semi di una nuova mentalità. Ed ancora una volta devo dirti che sono tre i soggetti nei quali mi pare di individuare maggiori potenzialità: i bulgari che rientrano, con esperienze e apertura mentale, noi – i bulgarizzati in qualche modo – e i soggetti come mio figlio che contengono la capacità di innovazione e l'esperienza di culture diverse. L'Europa, qui, con la libertà che ha portato, è oggettivamente un fattore positivo per la crescita delle persone.

Quindi tu vedi con ottimismo il futuro di questo paese?

Certamente. Qui le opportunità positive sono superiori alle difficoltà potenziali. Certo, restano comunque le tracce del passato, ma io sono convinto che con sicurezza di idee, continuità e serietà questo paese ha davanti a sè un  futuro migliore.

E se vuoi una battuta per concludere, ti dico che qui ho fatto anche della mia "ignoranza" un'opportunità: quando guardo la TV bulgara -  a differenza di quella italiana – non mi arrabbio: per il semplice motivo che non capisco.

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